Un maremoto può essere provocato da un terremoto con epicentro in corrispondenza del fondo marino o della costa, da eruzioni vulcaniche, dalla propagazione nel mare di onde elastiche formatesi in corrispondenza dei continenti. La velocità di propagazione delle onde di compressione dipende dalla lunghezza d'onda e dalla profondità del mare: è di circa 100 m/s per una profondità di 1.000 m.
I maremoti non vengono avvertiti in mare aperto, ma in vicinanza della costa, dove il fondo si alza, danno origine a onde alte anche 20 o 30 m che invadendo la terraferma possono provocare gravi danni. Sulla costa possono abbattersi più onde separate da intervalli di qualche minuto, e talvolta possono essere precedute da un ritiro prolungato delle acque.
Le onde provocate dai maremoti sono conosciute col nome giapponese di tsunami.Ultimamente il termine tsunami (dal giapponse tsu "porto" e nami "onda", ovvero "onda contro il porto") è ormai entrato in uso nella lingua italiana corrente come sinonimo di maremoto, soprattutto grazie all'abuso di tale termine da parte di giornali e televisioni, a discapito del termine italiano. Il significato dei due termini è sostanzialmente lo stesso: indica una ondata anomala che si abbatte sulle coste, a prescindere dalla causa che possa averla originata.
L'origine, infatti, può spesso essere un terremoto sottomarino, il quale, pur interessando il fondo del mare, è comunque un movimento della crosta terrestre, quindi è semplicemente un terremoto. Non per questo il termine maremoto è però in alcun modo legato a tale eventuale origine sismica, tant'è vero che si parla di maremoto anche descrivendo un'ondata prodotta dall'impatto di un grosso meteorite con un oceano.
Quando si abbatte su una zona costiera, l’onda di un maremoto è in grado di devastare interi centri abitati.
In Italia
Circa 8000 anni fa un gigantesco tsunami devastò il mediterraneo interessando le coste della Sicilia orientale, l'Italia meridionale, l'Albania, la Grecia, il Nord Africa dalla Tunisia all'Egitto, spingendosi sino alle coste del vicino oriente dalla Palestina, alla Siria ed al Libano.La causa fu lo sprofondamento in mare di una massa di 35 chilometri cubi di materiale, staccatosi dall'Etna, in seguito ad un sisma di eccezionale magnitudo. L'onda iniziale che si generò era alta più di 50 metri e raggiunse le propaggini estreme del Mediterraneo orientale in 3 o 4 ore, viaggiando alla velocità di diverse centinaia di chilometri orari. Tale sconvolgimento determinò la scomparsa improvvisa di numerosi insediamenti costieri di epoca neolitica, come è stato dimostrato dai ritrovamenti archeologici sulle coste di Israele. Lo studio che ha portato alla dimostrazione di questo evento cataclismico è stato condotto dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con finanziamento del Dipartimento di Protezione Civile, nel 2006.In epoca abbastanza recente varie fonti riferiscono di uno tsunami a seguito del Terremoto del Val di Noto, del 1693, quando una gigantesca ondata devastò le coste orientali della Sicilia dopo che il mare si era ritirato di centinaia di metri. In questo caso l'epicentro del sisma si ritiene fosse situato sotto il fondo del mare, una trentina di km, al largo di Augusta.
Il terremoto di Messina del 1908 innescò un maremoto di impressionante violenza che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza. Lo tsunami in questo caso provocò migliaia di vittime, aggravando il bilancio dovuto al terremoto.
Un movimento dell'acqua di dimensioni più contenute rispetto ad uno tsunami si verificò nel dicembre 2002 nel Mar Tirreno. Seppur di piccole dimensioni, l'onda generata, alta alcuni metri, distrusse parte delle zone costiere abitate di Stromboli e causò danni e disagi alla navigazione.
Gli Tsunami nel mondo
I tre più forti terremoti della storia recente hanno generato tsunami distruttivi.
Il 22 maggio 1960 in Cile avvenne il più forte terremoto del XX secolo (Magnitudo 9.5) che fu seguito da un violento maremoto con onde alte 15-20 m sulle coste vicine all’epicentro e che raggiunse le Hawaii 15 ore dopo on onde di oltre 10 metri.
Dopo circa 22 ore anche le coste del Giappone (a circa 10.000 km di distanza) furono investite dallo tsunami con onde di 6 metri. Il 27 marzo 1964 in Alaska un terremoto di magnitudo 9.2 produsse un violento tsunami con onde che si propagarono sino alle Hawaii e alle coste della California con onde tra i 2 e i 6 metri. Il 26 dicembre 2004 un sisma di magnitudo 9.1 a largo di Sumatra ha originato il più distruttivo tsunami del secolo, sia come effetti prodotti che come area interessata. Nessun altro maremoto del passato ha provocato tante vittime (oltre 280.000) e ha investito così tante aree del mondo. Le onde hanno investito oltre all’Indonesia tutti gli stati del Golfo del Bengala, causando danni anche in Somalia, Kenya, Tanzania, Madagascar, Mozambico, Mauritius, Sud Africa e Australia. Lo tsunami ha attraversato l’Oceano Atlantico e il Pacifico ed è stato anche rilevato in Nuova Zelanda, Antartide e lungo le coste dell’America del Sud e del Nord.
I tre più forti terremoti della storia recente hanno generato tsunami distruttivi.
Il 22 maggio 1960 in Cile avvenne il più forte terremoto del XX secolo (Magnitudo 9.5) che fu seguito da un violento maremoto con onde alte 15-20 m sulle coste vicine all’epicentro e che raggiunse le Hawaii 15 ore dopo on onde di oltre 10 metri.
Dopo circa 22 ore anche le coste del Giappone (a circa 10.000 km di distanza) furono investite dallo tsunami con onde di 6 metri. Il 27 marzo 1964 in Alaska un terremoto di magnitudo 9.2 produsse un violento tsunami con onde che si propagarono sino alle Hawaii e alle coste della California con onde tra i 2 e i 6 metri. Il 26 dicembre 2004 un sisma di magnitudo 9.1 a largo di Sumatra ha originato il più distruttivo tsunami del secolo, sia come effetti prodotti che come area interessata. Nessun altro maremoto del passato ha provocato tante vittime (oltre 280.000) e ha investito così tante aree del mondo. Le onde hanno investito oltre all’Indonesia tutti gli stati del Golfo del Bengala, causando danni anche in Somalia, Kenya, Tanzania, Madagascar, Mozambico, Mauritius, Sud Africa e Australia. Lo tsunami ha attraversato l’Oceano Atlantico e il Pacifico ed è stato anche rilevato in Nuova Zelanda, Antartide e lungo le coste dell’America del Sud e del Nord.
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