sabato 10 luglio 2010
lunedì 10 maggio 2010
Caduta di un grave
a = F/m = 1/60 m/s^2.
La velocità, nell'ipotesi di partenza da fermo, sarà :
v = a t = t/60 m/s (se t è in secondi).
Quindi la velocità cresce indefinitamente finché c'è la spinta costante.
Su questo principio si basa il motore a ioni usato per le esplorazioni nello spazio profondo e per il controllo di assetto e il mantenimento della posizione orbitale di satelliti già in orbita. Pensa che la spinta vale fra 0,02 e 0,25 N.
Quanto poi allo spazio percorso vale la legge : s = (1/2) a t^2
Quindi non ci sono limiti alla distanza percorribile finché la spinta (e quindi a ) si mantiene costante.
By stefano serreri, andrea ortu, davide puzza
Tre pianeti simili alla terra
I buchi neri
La Paura
La paura è una intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto.
È una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali.
La paura è un'emozione dominata dall'istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa; irrompe ogni qualvolta si presenti un possibile cimento per la propria incolumità, e di solito accompagna ed è accompagnata da un'accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche difensive.
Principali controffensive alla paura possono essere:
-intensificazione delle funzioni fisiche e cognitive teoretiche con relativo innalzamento del livello -di accortezza
-difficoltà di applicazione intellettiva
-fuga
-protezione istintiva del proprio corpo ricerca di aiuto
-calo della temperatura corporea
-sudorazione
-aumento adrenalinico
La paura è talvolta causa di alcuni fenomeni di modifica comportamentale permanenti, identificati come sindromi ansiose: ciò accade quando la paura non è più scatenata dalla percezione di un reale pericolo, bensì dal timore che si possano verificare situazioni, apparentemente normalissime, ma che sono vissute dal soggetto con profondo disagio. In questo senso, la paura perde la sua funzione primaria, legata alla naturale conservazione della specie, e diventa invece l'espressione di uno stato mentale.
La paura di oggetti o contesti può essere appresa; negli animali questo effetto è stato studiato e prende il nome di paura condizionata, che dipende dai circuiti emozionali del cervello.
La paura ha differenti gradi di intensità a seconda del soggetto: persone che vivono intensi stati di paura hanno sovente atteggiamenti irrazionali e/o pericolosi. Può essere descritta con termini differenti a seconda del suo grado di intensità:
Terrore
Il terrore è un evidente stato di paura, durante il quale un individuo diventa confuso e viene attanagliato da un senso di elevato pericolo. Questo porta il soggetto a non riconoscere più il "giusto" e "l'errato", portandolo quindi a commettere azioni al di fuori di qualsiasi logica, ma dettate solo dall'istinto. Se esaminiamo il terrore umano e quello animale riscontriamo veramente poche differenze, l'unica differenza sta nel fatto che l'uomo può controllare questo suo stato di paura con ragionamenti logici, mentre l'animale si limita a seguire l'impulso e quindi tenta di difendersi fino alla fine, molto spesso senza riconoscere, nel caso di un animale domestico, neanche il padrone.
Spavento
È uno stato in cui l'individuo, nel momento in cui si presenta la paura, si paralizza per pochi secondi cercando di essere invulnerabile e di capire cos'è successo; di seguito si rilassa man mano che vede il pericolo scomparire.
Paranoia
Paranoia è un termine per descrivere una psicosi di paura, relativa alla percezione di essere perseguitati. Questa percezione spesso causa il cambiamento del comportamento naturale in modo radicale, dopo un po' di tempo il comportamento dei soggetti affetti può diventare estremamente compulsivo.
Panico
Il panico è la forma più grave di paura che tende l'individuo a prendere coscienza di essere a rischio di vita imminente . Può comportare perdita di coscienza, disorientamento, azioni incontrollate ed è accompagnata anche dai sintomi di terrore e paranoia. In caso di panico nell'animale, comporta aggressività.
L' universo
sabato 8 maggio 2010
supernova
Una supernova è un'espolosione gigantesca che comporta la quasi totale disintegrazione di una stella supergigante nelle fasi finali della sua vita. L'energia emessa da una supernova è enorme e, per alcune settimane può eclissare anche la luce di un'intera galassia. Il nucleo della stella può sopravvivere all'esplosione dando vita ad una stella a neutroni o ad un buco nero a seconda della massa del residuo stellare.
Una stella supergigante avente più di 10 masse solari termina il suo ciclo vitale con l'espolosione in supernova.
L'espolosione viene raggiunta di seguito ad esaurimento dei diversi combustibili nucleari. Abbiamo visto che la stella brucia prima l'idrogeno, poi l'elio, poi il carbonio.. fino al ferro. Qui la catena si interrompe perchè i nuclei di ferro non possono fondersi fornendo energia, come negli altri casi. Il nucleo della stella super gigante colmo di ferro, collassa in meno di un secondo rilasciando repentinamente una grande quantità di energia gravitazionale che crea un'onda d'urto che espelle tutti gli strati esterni della stella.
La supernova
I pianeti extrasolari
venerdì 7 maggio 2010
I Maremoti e Tsunami
Un maremoto può essere provocato da un terremoto con epicentro in corrispondenza del fondo marino o della costa, da eruzioni vulcaniche, dalla propagazione nel mare di onde elastiche formatesi in corrispondenza dei continenti. La velocità di propagazione delle onde di compressione dipende dalla lunghezza d'onda e dalla profondità del mare: è di circa 100 m/s per una profondità di 1.000 m.
I maremoti non vengono avvertiti in mare aperto, ma in vicinanza della costa, dove il fondo si alza, danno origine a onde alte anche 20 o 30 m che invadendo la terraferma possono provocare gravi danni. Sulla costa possono abbattersi più onde separate da intervalli di qualche minuto, e talvolta possono essere precedute da un ritiro prolungato delle acque.
Le onde provocate dai maremoti sono conosciute col nome giapponese di tsunami.Ultimamente il termine tsunami (dal giapponse tsu "porto" e nami "onda", ovvero "onda contro il porto") è ormai entrato in uso nella lingua italiana corrente come sinonimo di maremoto, soprattutto grazie all'abuso di tale termine da parte di giornali e televisioni, a discapito del termine italiano. Il significato dei due termini è sostanzialmente lo stesso: indica una ondata anomala che si abbatte sulle coste, a prescindere dalla causa che possa averla originata.
L'origine, infatti, può spesso essere un terremoto sottomarino, il quale, pur interessando il fondo del mare, è comunque un movimento della crosta terrestre, quindi è semplicemente un terremoto. Non per questo il termine maremoto è però in alcun modo legato a tale eventuale origine sismica, tant'è vero che si parla di maremoto anche descrivendo un'ondata prodotta dall'impatto di un grosso meteorite con un oceano.
Quando si abbatte su una zona costiera, l’onda di un maremoto è in grado di devastare interi centri abitati.
In Italia
Circa 8000 anni fa un gigantesco tsunami devastò il mediterraneo interessando le coste della Sicilia orientale, l'Italia meridionale, l'Albania, la Grecia, il Nord Africa dalla Tunisia all'Egitto, spingendosi sino alle coste del vicino oriente dalla Palestina, alla Siria ed al Libano.La causa fu lo sprofondamento in mare di una massa di 35 chilometri cubi di materiale, staccatosi dall'Etna, in seguito ad un sisma di eccezionale magnitudo. L'onda iniziale che si generò era alta più di 50 metri e raggiunse le propaggini estreme del Mediterraneo orientale in 3 o 4 ore, viaggiando alla velocità di diverse centinaia di chilometri orari. Tale sconvolgimento determinò la scomparsa improvvisa di numerosi insediamenti costieri di epoca neolitica, come è stato dimostrato dai ritrovamenti archeologici sulle coste di Israele. Lo studio che ha portato alla dimostrazione di questo evento cataclismico è stato condotto dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con finanziamento del Dipartimento di Protezione Civile, nel 2006.In epoca abbastanza recente varie fonti riferiscono di uno tsunami a seguito del Terremoto del Val di Noto, del 1693, quando una gigantesca ondata devastò le coste orientali della Sicilia dopo che il mare si era ritirato di centinaia di metri. In questo caso l'epicentro del sisma si ritiene fosse situato sotto il fondo del mare, una trentina di km, al largo di Augusta.
Il terremoto di Messina del 1908 innescò un maremoto di impressionante violenza che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza. Lo tsunami in questo caso provocò migliaia di vittime, aggravando il bilancio dovuto al terremoto.
Un movimento dell'acqua di dimensioni più contenute rispetto ad uno tsunami si verificò nel dicembre 2002 nel Mar Tirreno. Seppur di piccole dimensioni, l'onda generata, alta alcuni metri, distrusse parte delle zone costiere abitate di Stromboli e causò danni e disagi alla navigazione.
I tre più forti terremoti della storia recente hanno generato tsunami distruttivi.
Il 22 maggio 1960 in Cile avvenne il più forte terremoto del XX secolo (Magnitudo 9.5) che fu seguito da un violento maremoto con onde alte 15-20 m sulle coste vicine all’epicentro e che raggiunse le Hawaii 15 ore dopo on onde di oltre 10 metri.
Dopo circa 22 ore anche le coste del Giappone (a circa 10.000 km di distanza) furono investite dallo tsunami con onde di 6 metri. Il 27 marzo 1964 in Alaska un terremoto di magnitudo 9.2 produsse un violento tsunami con onde che si propagarono sino alle Hawaii e alle coste della California con onde tra i 2 e i 6 metri. Il 26 dicembre 2004 un sisma di magnitudo 9.1 a largo di Sumatra ha originato il più distruttivo tsunami del secolo, sia come effetti prodotti che come area interessata. Nessun altro maremoto del passato ha provocato tante vittime (oltre 280.000) e ha investito così tante aree del mondo. Le onde hanno investito oltre all’Indonesia tutti gli stati del Golfo del Bengala, causando danni anche in Somalia, Kenya, Tanzania, Madagascar, Mozambico, Mauritius, Sud Africa e Australia. Lo tsunami ha attraversato l’Oceano Atlantico e il Pacifico ed è stato anche rilevato in Nuova Zelanda, Antartide e lungo le coste dell’America del Sud e del Nord.
La frequenza delle note
Per esempio, troviamo la frequenza del do immediatamente sopra al la4 (do5). Per ottenere il do5 si devono aggiungere tre semitoni:
la — 1 → la♯ — 2 → si — 3 → do Infine, si vede che ogni dodici semitoni si ha una frequenza doppia, ovvero un intervallo di un'ottava.
La Terra in tutte le sue particolarità.
I Buchi Neri
Buchi neri, mostri oscuri del cielo..
Se una stella è molto massiccia, più di 6-7 volte il Sole, quando esplode come supernova dà luogo all'oggetto più strano e affascinante del cosmo: un buco nero. Il nucleo della stella crolla sotto il proprio peso e non riesce a controbilanciarlo nemmeno comprimendosi al massimo. Niente può fermare la caduta della materia verso il centro della stella, finché l'intera massa del nucleo non si concentra in un unico punto!
L'oggetto che si forma, il buco nero, è qualcosa di così strano e così estremo che non può essere descritto con le leggi della fisica che valgono sulla Terra.La gravità di un buco nero, infatti, è così grande da comprimere la materia che lo compone fino ad una densità praticamente infinita. Essa si trova quindi in uno stato fisico a noi sconosciuto.
La forza di attrazione gravitazionale di un buco nero è immensa: qualunque cosa che gli passi troppo vicino viene catturata e vi cade dentro, senza poterne più uscire. Nemmeno un raggio di luce, che è la cosa più veloce che esista in natura, può sfuggire a questo mostro: non potendo emettere radiazione, esso è completamente oscuro e non può essere "visto".
Attenzione però. Spesso si pensa che un buco nero possa inghiottire tutto quello che gli sta intorno: in realtà, l'attrazione gravitazionale che esso esercita su un corpo dipende dalla distanza del corpo stesso: solo se un corpo si avvicina troppo viene catturato da questo gigantesco imbuto spaziale.
Il disco di polvere che circonda un enorme buco nero. Misurando la velocità del gas si può sapere quanto è intenso il campo gravitazionale del buco nero e quindi conoscere la sua massa.
Come per ogni stella o pianeta, anche per il buco nero si può definire la velocità di fuga di un corpo ad una certa distanza R. Si tratta della minima velocità che un oggetto posto alla distanza R deve avere, per poter sfuggire all'attrazione gravitazionale del buco nero. Allo stesso modo, possiamo definire la minima distanza R, alla quale un oggetto dotato di una certa velocità, può ancora sfuggirgli.
Per un raggio di luce, questa distanza identifica una specie di "superficie" del buco nero, anche se in realtà il buco nero non ha dimensioni. La superficie prende il nome di "orizzonte degli eventi": un raggio di luce che passa subito al di fuori di questa regione, viene incurvato molto fortemente dalla forza gravitazionale del buco nero, ma riesce a proseguire il suo cammino. Se invece vi entra, non potrà più uscirne.La posizione dell'orizzonte degli eventi dipende dalla massa del buco nero: se la sua massa è il doppio di quella del Sole, il raggio di questa regione invisibile è di appena 6 Km.
I buchi neri sono gli unici oggetti celesti che non possono essere studiati direttamente in alcun modo, dato che non emettono radiazione di nessun tipo. Solo le nostre conoscenze di fisica e matematica ci permettono di immaginare come sono fatti. La loro esistenza, infatti, è prevista dalla teoria della Relatività generale di Einstein.
Tuttavia, esistono delle evidenze indirette dell'esistenza dei buchi neri. Quando un buco nero fa parte di un sistema binario di stelle, esso strappa il gas più esterno della compagna e lo risucchia. Questo gas si mette in rotazione, formando un disco attorno al buco nero, che ruota anch'esso sul proprio asse; da questo disco, pian piano cade dentro al buco nero.
Durante la caduta, la materia raggiunge altissime temperature ed emette raggi X: è proprio attraverso questa radiazione che un buco nero può essere rivelato.
Un altro fenomeno che permette di scorgere indirettamente un buco nero è l'effetto di "lente gravitazionale" che esso esercita. In condizioni normali, la radiazione percorre una traiettoria rettilinea; quella che passa abbastanza vicino ad un buco nero, invece, viene incurvata a causa del suo intenso campo gravitazionale. L'effetto ottico di questa curvatura è quello che vedi nel disegno.
Se un buco nero si trova tra noi ed un oggetto, produce due o più immagini dello stesso oggetto.
A volte le immagini prodotte da una lente gravitazionale sono piu' di due.
FINE
GLI ANIMALI IN ESTINZIONE: il Leopardo delle Nevi ( Uncia uncia)
Scoperto solo all'inizio del secolo scorso, il leopardo delle nevi ,vive tra le alte montagne dell'Asia centrale, generalmente tra i 1.500 e i 6.000 metri di altitudine, in un ambiente secco, roccioso, ricco di arbusti e praterie. Ha abitudini prevalentemente notturne o crepuscolari (alba e tramonto), a seconda delle persecuzioni che subisce nelle differenti regioni. Le sue prede abituali sono le pecore selvatiche e le capre, compresa la pecora blu e argali. Tuttavia, vivendo in un terreno di montagna le prede sono scarse e il leopardo allora si ciba anche di cervi, giovani yak, asini selvatici e bestiame allo stato brado: è in grado di catturare prede tre volte più pesanti. Ha bisogno di una grossa preda ogni 10-15 giorni. Non rappresenta un pericolo per l’uomo. E' dotato di vista e udito sviluppatissimi quando percepisce la presenza umana, cautamente si allontana.
possiede un pelo moltospesso, colo grigio fumo picchiettato di piccole macchie e puntini scuri.
Il leopardo delle nevi ha anche una lunga e grossa coda che gli serve sia per mantenere l'equilibrio che come calda sciarpa durante le notti più fredde, e un sottopelo fitto, lanugginoso che gli permette di affrontare le lunghe stagioni fredde tipiche del clima montano. Il leopardo delle nevi possiede una cavità nasale molto ampia che permettere all'aria inalata di riscaldarsi prima di passare nei polmoni. Gli arti posteriori del leopardo delle nevi sono lunghi mentre quelli anteriori sono più corti per permettergli di fare grandi salti. Il leopardo delle nevipuò misurare oltre due metri in lunghezza, di cui 90 centimetri sono di coda. E' un cacciatore prevalentemente notturno, ma a volte si mette in cerca di cibo anche durante il giorno.
MINACCE
Il leopardo delle nevi è stato ferocemente cacciato in passato per la sua pelliccia. Negli ultimi anni questo tipo di commercio a livello internazionale è notevolmente diminuito, ma la specie è ancora seriamente minacciata. Una delle minacce principali è rappresentata dal fatto che i mandriani stanno ormai trasferendo le loro greggi nei territori del leopardo. Il bestiame domestico compete con le pecore e le capre selvatiche a causa dalla scarsità di pascoli, e questo spinge le prede selvatiche in altre zone. In assenza delle prede abituali, i leopardi iniziano a predare il bestiamo d’allevamento, provocando la reazione dei pastori che non esitano a uccidere i felini.
I leopardi delle nevi vengono uccisi anche per le loro ossa, che vengono usate nella medicina tradizionale cinese al posto delle ossa di tigre. Il leopardo delle nevi, insieme agli altri grandi felini, è inserito nell'Appendice I della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie in Pericolo (CITES), che assicura una maggiore protezione a livello internazionale.
martedì 4 maggio 2010
La forza d' attrito
I fulmini
Normalmente un fulmine è composto da un ramo principale e da molti rami secondari, con il caratteristico aspetto a zig-zag, volto alla ricerca del percorso di minor resistenza elettrica. La lunghezza può raggiungere i 2-3 Km, con punte di 5 Km in Sud Africa; quando si verificano tra nubi, i percorsi possono anche raggiungere i 10-15 Km.
E' ormai accertato che le grosse nubi temporalesche (cumulonembi) sono caricate positivamente nella parte più alta e negativamente in quella più bassa; esistono diverse teorie che cercano di giustificare tale situazione, una di esse è che le separazioni delle cariche abbiano origine dalle collisioni fra i vari elementi di nube rappresentati dalle piccole gocce di acqua o dai piccoli cristalli di ghiaccio, formatisi in seguito alla condensazione o alla sublimazione del vapore acqueo. All'interno delle nubi temporalesche esistono forti correnti ascensionali e precipitazioni che innescano complessi procedimenti di crescita e di interazione dei vari elementi, determinando le collisioni sopracitate.
Si è ritenuto che le più piccole particelle tendano ad acquisire cariche negative, mentre le più grandi acquisiscano cariche positive. Queste particelle tendono a separarsi per effetto delle correnti ascensionali e della forza di gravità, fino a che la nube non assume lo stato elettrico precedentemente descritto (positivo in alto e negativo in basso). La suddetta separazione produce enormi differenze di potenziale sia all'interno della nube che fra la nube e la terra, che tende a caricarsi positivamente.
Le differenze di potenziale possono raggiungere le migliaia di milioni di volt, causando il superamento della rigidità dielettrica (massimo valore di campo elettrico che si può applicare ad un isolante prima che scocchi l'arco elettrico) dell'aria: in tale istante scocca il fulmine. Il meccanismo della scarica è tuttavia molto complesso e si manifesta in due tempi:
2. Quando la scarica pilota si avvicina al suolo, da quest'ultimo parte una scarica "di ritorno" diretta verso l'alto e composta da un flusso di cariche positive presenti sulla superficie terrestre. Quando le due scariche si incontrano, esse segnano nell'aria una specie di scia di congiunzione tra cielo e terra; lungo tale traccia risale verso la nube una fortissima corrente elettrica ad una velocità stimata in circa un terzo di quella della luce.
La scarica di ritorno può durare tra qualche decina e qualche centinaia di microsecondi e libera una quantità enorme di energia di tipo termico, ottico (lampo), acustico (tuono) ed elettromagnetico.
Il canale conduttore, creato dalla scarica guida, può ramificarsi in parecchie branche, lungo le quali si possono avere diverse scariche di ritorno giustificando così l'aspetto tutto ramificato del fulmine. Spesso lungo il canale conduttore, dopo la prima scarica, si può avere un'altra scarica guida verso il basso, che innesca un secondo fulmine. Questo può verificarsi più volte in uno o due secondi, causando l'effetto tremolante nella luce del lampo.
La bussola
La bussola deve il suo nome alla scatola in legno di bosso che originariamente conteneva tale strumento.
La storia della bussola
Che cos'è la bussola
Il campo magnetico è lo spazio in cui agiscono le forze di attrazione e di repulsione della calamita, il suo spettro é la forma che assumono le Linee di forza del Campo Magnetico.La calamita ha due polarità, Polo Sud e Polo Nord. Due calamite diverse possiedono entrambe un polo sud e un polo nord, e hanno capacità di attrazione e repulsione fra loro:una calamita attrae al proprio sud il polo nord dell'altra e ne respinge il sud.La legge dice che: "... i poli opposti si attraggono, i poli uguali si respingono".La terra è un grande magnete, e intorno a al globo esiste un campo magnetico simile a quello messo in evidenza dalla polvere di ferro sul cartoncino.Il suo spettro è formato da linee che escono dal polo nord ed entrano nel polo sud.
Bussole da orientamento
Occorre un'asta magnetica, la quale può essere costruita allineando un'asta d'acciaio o di ferro con il campo magnetico terrestre prima di temprarla o colpirla ripetutamente (questo metodo, però, genera un magnete molto debole e quindi è consigliabile usarne un altro più efficace). Ottenuta l'asta magnetica occorre posizionarla su una superficie con un basso attrito che le permetta di muoversi per allinearsi con il campo magnetico terrestre. Infine indicando i punti cardinali si ottiene una semplice, ma funzionante bussola.
Il sistema più semplice per costruire una bussola è quello di magnetizzare uno spillo o un ago poi appoggiarlo con delicatezza su un piccolo corpo impermeabile e galleggiante dentro un bicchiere d'acqua. La quasi assenza di attrito dell'acqua farà roteare lo spillo allineandolo con i poli magnetici terrestri.
Bussole moderne da nautica e orientamento
Le bussole moderne, specialmente quelle nautiche, sono costituite da corone basculanti su un perno immerse in liquidi a bassa densità (uno dei primi utilizzati è stato l'alcool) e racchiuse in cupole sferiche trasparenti. Sulla parte esterna o superiore della corona sono riportati i gradi bussola (0º = Nord; 90º = Est; 180º = Sud; 270º = Ovest), con le gradazioni intermedie (usualmente si arriva a cinque gradi, gradazioni inferiori renderebbero illeggibile lo strumento). Il dispositivo fornisce in questo modo una lettura affidabile nonostante i movimenti dell'imbarcazione sui tre assi (rollio, beccheggio e imbardata). Esse sono costituite da un'asta magnetica all'interno di una capsula riempita di un fluido; il fluido permette all'asta di fermarsi velocemente senza oscillare in direzione del polo nord magnetico.
Altre caratteristiche comuni, delle bussole che si tengono in mano, sono la possibile presenza di:
una piastra sottostante con una riga graduata per permettere la misurazione delle distanze sulle mappe, mantenendo le stesse orientate;
un piccolo metro avvolto all'interno di un'incastonatura ruotante che permette di effettuare misurazioni;
uno specchio di puntamento che permette all'utente di vedere contemporaneamente l'ago della bussola ed un oggetto distante per misurare, traguardando un mirino, l'angolo formato tra utente, oggetto ed un punto cardinale, generalmente il Nord;
un clinometro, pendolo o filo a piombo oscillante su una scala graduata per misurare inclinazioni rispetto alla verticale, ad esempio degli strati geologici;
una bolla, o livella per mettere lo strumento in piano.
in alcuni strumenti la scala goniometrica non è esterna ma è solidale con l'ago, in modo che traguardando un punto distante sia direttamente leggibile l'azimut.
Molte bussole moderne permettono anche un aggiustamento per la declinazione magnetica, la differenza tra il polo nord reale e quello magnetico, con un semplice sfasamento della scala goniometrica.
In mancanza della bussola...
Fin dall'antichità l'uomo ha dovuto risolvere il problema dell'orientamento. Durante le giornate di sole basta osservare quest'ultimo. Infatti notarono che il sole sorgeva verso Est e tramontava verso Ovest. Il Sud corrispondeva alla posizione del sole a mezzogiorno e il Nord alla posizione opposta.
Considerando questo fatto e con l'utilizzo di un orologio analogico, a lancette, sincronizzato sull'ora solare, si può ugualmente trovare il nord proiettando l'ombra di una pagliuzza posta al centro del quadrante mantenuto orizzontale sulla lancetta delle ore. La direzione nord/sud sarà data dalla bisettrice dell'angolo tra l'ombra e la linea che passa dal centro dell'orologio per le ore dodici.
Utilizzarono, di notte, anche le stelle. La Stella Polare si trova per esempio sempre al di sopra del Nord geografico: guardandola avremo il braccio destro a est, quello sinistro a ovest e dietro avremo il sud.
Possibili cause di errore
Il polo nord magnetico non corrisponde esattamente al polo nord geografico: l'angolo compreso tra il nord magnetico e il nord geografico, detto declinazione magnetica, varia a seconda del luogo e nel corso del tempo. Di conseguenza, nel determinare il nord geografico, la bussola magnetica è soggetta a un errore sistematico, tanto più grande quanto più ci si avvicina ai Poli. Per indicare il nord geografico, è possibile ricorrere a una bussola giroscopica.
L'eventuale presenza di forti campi magnetici esterni compromette la corretta rilevazione del nord terrestre mediante una bussola magnetica. Lo stesso accade se la bussola è posizionata vicino a masse metalliche (l'ago magnetico punterà infatti verso il metallo).
sabato 24 aprile 2010
la forza d'attrito
Il Pendolo Di Foucault
Il Magnetismo
I fenomeni magnetici sono noti sin dall'antichità. Ad esempio Talete di Mileto, VI sec. a.C., riporta le proprietà della magnetite, capace di attirare piccoli pezzi di ferro. La magnetite è un minerale del ferro che deriva il suo nome dalla città di Magnesia, nell'Asia Minore, nota appunto per l'estrazione della magnetite.
Altre sostanze, come il ferro o l'acciaio, possono essere magnetizzate. Ogni magnete è caratterizzato dalla presenza di due poli: un polo Nord e un polo Sud che hanno la peculiarità, rispetto alle cariche elettriche, di non poter essere separati.
Infatti, se prendiamo un magnete con un polo Nord e un polo Sud e lo dividiamo a metà
otteniamo due magneti distinti, ognuno caratterizzato dalla presenza di un polo Nord e di un polo Sud.
Un magnete modifica lo spazio circostante generando un campo magnetico che solitamente si indica con la lettera B e che può facilmente essere visualizzato disponendo nelle vicinanze del magnete della limatura di ferro.
Nel Sistema Internazionale l'unità di misura del campo induzione magnetica B è il tesla (simbolo T), mentre per il campo magnetico H si usa l'ampere/metro (A/m) . È invalso l'uso anche del sistema cgs in cui l'intensità del campo magnetico si misura in oersted ed il campo densità di flusso magnetico si misura in gauss.
Il magnetismo terrestre
La Terra è un gigantesco magnete, il cui campo magnetico si estende per decine di migliaia km nello spazio.
Il polo nord e il polo sud geografici non corrispondono ai poli magnetici, perché il campo magnetico terrestre è in continuo movimento.
Ancora non si è capito perché la Terra si comporti come un magnete ma si pensa che tale comportamento sia dovuto a correnti elettriche che circolano nel centro della Terra. Con l’aiuto di una bussola, si può rilevare il campo magnetico terrestre. Infatti, qualsiasi magnete libero di ruotare si trovi nel campo del nostro pianeta si orienta secondo la direzione Nord-Sud dei poli magnetici terrestri.
lunedì 19 aprile 2010
La costante elastica
Costante elastica
http://www.galileo.fr.it/marc/meccanica/dinamica/molla/molla.html
Marte
Marte è il quarto pianeta del sistema solare per distanza dal sole e l' ultimo dei pianeti di tipo terrestre dopo Mercurio, Venere e la Terra. Il suo colore rosso è dato dalla grande quantità di ossido di ferro. Ha un atmosfera molto rarrefatta e la temperatura vanno dai -140C° e 20C°,
Il pianeta, pur presentando un'atmosfera molto rarefatta e temperature medie superficiali piuttosto basse (tra -140 °C e 20 °C), è il pianeta più simile alla terra infatti, nonostante le sue dimensioni siano intermedie fra quelle del nostro pianeta e della Luna presenta inclinazione dell'asse di rotazione e durata del giorno simili a quelle terrestri; inoltre la sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi. Tuttavia la superficie del pianeta appare fortemente craterizzata, a causa della quasi totale assenza di agenti erosivi in grado di modellare le strutture tettoniche; inoltre, la bassissima densità dell'atmosfera non è in grado di consumare buona parte dei meteoriti, che quindi raggiungono il suolo con maggior frequenza che non sulla Terra. La prima missione che si fece sul pianeta fu nel 1971 grazie a due navette sovietiche Mars 2 e Mars 3 che però persero dopo quache secondo i contatti con la terra. Nel 1988 i sovietici inviarono altre due navicelle la Phobos 1 e la Phobos 2, la prima perse come nella prima spedizione i contatti con la terra invece la seconda riuscì ad inviare qualche foto alla terra. L' ultima missione portata a termine e stata e' stata la missione Dawn che dopo aver svolto il suo compito sul pianeta Marte ha proseguito il suo viaggio verso l' orbita di Vesta e Cerere( due sateroidi del pianeta Marte).
Il dinamometro Jamar
Per utilizzare una molla come dinamometro bisogna tararla, cioè costruire una scala. La taratura consiste nel misuare gli allungamenti prodotti da pesi di cui si conosce il valore.
Sul mercato c’è una scelta abbastanza articolata di dinamometri jamar, questo permette di orientare la propria scelta sulla base delle necessità attuali e future per questo tipo di misurazione.
Una forma piuttosto semplice e una indicazione analogica possono essere utili, ma in caso ci sia bisogno di misurazioni molto accurate si può scegliere un dinamometro elettronico con display LCD, che fornisce chiaramente tutte le informazioni in modo dettagliato.
Oltre a tutto ciò , sul dinamometro jamar, è possibile anche scegliere certe funzionalità aggiuntive e accessori come una copertura in gomma anti-shock.
lunedì 29 marzo 2010
LE NEBULOSE
Col nome generico di nebulose si identifica quel complesso di corpi celesti di forma estremamente eterogenea, costituito da gas o pulviscolo atmosferico a densita estremamente bassa, gravitanti entro la nostra Galassia.
In generale le nebulose si possono classificare in due tipi: le nebulose diffuse e le nebulose planetarie.
Le nebulose diffuse a loro volta si possono distinguere in nebulose lucide e nebulose oscure.
Nebulose diffuse
Le nebulose diffuse sono nubi di materia interstellare, vale a dire agglomerati di gas e polveri rarefatti ma estesi. Se sono vasti e massivi a sufficienza, frequentemente sono sede di formazione stellare, si generano quindi grandi associazioni o ammassi di stelle. Alcune delle giovani stelle spesso sono talmente massive e calde che la radiazione ad alta energia che emettono può eccitare il gas della nebulosa stessa (principalmente idrogeno) che diviene luminoso. Una nebulosa di questo tipo viene chiamata nebulosa ad emissione. Se le stelle non sono abbastanza calde, la loro luce viene riflessa dalla polvere e può essere osservata come una nebulosa a reflessione bianca o bluastra.
Nebulose planetarie
Quando una stella come il nostro Sole avanza nell'età, dopo aver bruciato nel nucleo l'idrogeno in elio per lungo tempo durante la fase della sequenza principale ed in seguito (nel successivo stadio di gigante rossa) l'elio in carbonio ed ossigeno, le reazioni nucleari nel nucleo terminano e la fusione dell'elio continua negli strati esterni al nucleo stesso. Questo processo porta all'espansione della stella e provoca una pulsazione degli strati esterni come nelle variabili a lungo periodo tipo Mira, che la rendono estremamente instabile e causano la perdita di parte della massa nel forte vento stellare. L'instabilità termina con l'espulsione di una parte significativa della massa dell'astro per mezzo di un guscio in espansione. Della stella rimane il nucleo, una piccola stella estremamente calda che emette radiazioni altamente energetiche.
Il guscio di gas in espansione brilla per l'eccitazione provocata dalla radiazione ad alta energia emessa dalla stella centrale, la materia del guscio viene quindi accellerata ulteriormente cosicché, nel tempo, l'espansione aumenta di velocità. Il guscio di gas risplende divenendo così visibile come una nebulosa planetaria. Nelle lunghe esposizioni, la materia emessa nella fase di variabile tipo Mira, può essere rilevata come un esteso alone che circonda molte nebulose planetarie.
Nebulose resti di supernova
L'involucro gassoso che una supernova lascia dietro di sé dopo l'esplosione prende il nome di “resto di supernova”. Esso è costituito dagli strati più esterni della stella esplosa, che si dilatano nello spazio formando un guscio; il suo studio spettroscopico consente di risalire alla composizione chimica della stella progenitrice e, quindi, di ricostruirne l'evoluzione.
Gli astronomi calcolano che un resto rimanga visibile circa 100 000 anni prima di dissolversi nello spazio interstellare. Spesso i resti di supernova contengono alloro interno una pulsar, che costituisce il nucleo della stella esplosa sopravvissuto all'esplosione stessa.
Sono noti molti resti di supernova all'interno della nostra Galassia; è possibile quindi, da un lato, cercare di verificare se vi sia un resto nel luogo in cui è noto che sia esplosa una supernova (ad esempio in base alle osservazioni storiche), dall'altro studiare un resto visibile per calcolare quando sia esplosa la supernova che lo ha generato.
Nebulose oscure
Una nebulosa oscura è una grande nube che sembra povera di stelle, dove la polvere del mezzo interstellare è concentrata.
La forma di queste nubi è molto irregolare: non hanno confini esterni definiti e qualche volta assumono forme sinuose e attorcigliate. Le più grandi nebulose oscure sono visibili ad occhio nudo, appaiono come macchie scure sul più brillante sfondo della Via Lattea.
domenica 28 marzo 2010
sabato 27 marzo 2010
Ciao a tutti!!
Le biciclette elettriche
Le biciclette elettriche in Cina
Il traffico e l'inquinamento sono due dei più grandi problemi in Cina, per questo c'è bisogno di trovare nuovi mezzi agili e che siano orientati all'energia pulita. Sempre più cinesi si stanno convertendo all'utilizzo della bicicletta elettrica, considerata il mezzo eco sostenibile del futuro per le affollate città del paese.
Si stima che siano 120 milioni gli utilizzatori di biciclette elettriche (e-bike) in Cina. Un mezzo, quindi, che rappresenta già la principale alternativa alle auto e ai mezzi pubblici, secondo i racconti dei media locali.
"Questo è il futuro: le bici elettriche sono pratiche, pulite ed economiche," ha detto uno dei produttori, Shi Zhongdong, la cui compagnia esporta anche le biciclette in Asia ed Europa.
Le e-bike sono considerate una alternativa ecologica, nel paese primo al mondo per emissioni di gas serra, grazie alle loro batterie ricaricabili che producono una piccola quantità di CO2 rispetto alle auto.
La bicicletta in Europa
Le biciclette prodotte o comunque quelle la quale vendita è stata autorizzata in Europa sono di qualità di potenza nettamente inferiori rispetto alle loro sorelle del Sol Levante.
Infatti su queste ultime non è obbligatoria (sempre in oriente beninteso...) l'aplicazzione di un sensore di pedalata, in questo modo il guidatore sitrova a guidare non una bici ma un vero motorino elettrico che può raggiungere al massimo i 50Km/h; al contrario la bici elettrica
europea ha una potenza limitata ai 25Km/h, inoltre una volta raggiunta questa velocità il motore si spegne automaticamente.... (puah!)
Componenti della bicicletta a pedalata assistita
In aggiunta ai componenti di una bici classica, quella a pedalata assistita è composta da:
- Motore
- Batteria
- Caricabatteria
- Freno (interruttore elettrico)
- Centralina e blocco di accensione
- Sensore di pedalata
- Indicatore dello stato di carica della batteria
Il motore
Sono motori elettrici in corrente continua con tensioni da 12 a 48V, integrati sull'asse di una delle due ruote, spesso su quella posteriore oppure il motore può essere posto anche assiale ai pedali tramite un ingranaggio e la catena di trasmissione. Si possono dividere in due categorie:
- senza spazzole (brushless)
- con le spazzole (brushed)
I motori brushless hanno il vantaggio di non necessitare di alcuna manutenzione e sono leggermente più costosi. La potenza dei motori attualmente in commercio va dai 180 ai 1000 Watt e oltre.
Più brevemente essendo oramai quasi la totalità delle biciclette a pedalata assistita elettriche si parla di e-bike. Questo termine però è meno preciso e in esso si includono anche biciclette che vanno fuori della definizione del codice della strada, in particolare quelle in cui il motore funziona indipendentemente dalla pedalata.
Tanto per avere un'idea degli ordini di grandezza, un motore da 250W permette ad una persona di circa 80kg, partendo da fermo ed arrivando fermo, di percorrere una pendenza del 10% (circa 100 metri con un dislivello di 10 metri) ad una velocità media di 9 km/h.
La batteria
Solitamente i dati riguardanti l'autonomia si riferiscono a un percorso senza dislivelli, con un ciclista sui 70kg di peso, una media di 20km/h, in posizione eretta o leggermente inclinata in avanti e con un asfalto in buono o ottimo stato e poco ruvido. Le batterie si intendono cariche e in piena efficienza.
ALESSIA DE FRANCESCO AUGURIIIIIIIII =D
PASTAAAAA!!!
Ciao prof e ciao a tutti gli altri!
Pastaaaaaaaaaa a tutti >:'D
saluti
Pianeti e pianeti nani
1. deve orbitare attorno ad una stella (o a ciò che ne resta, se già esplosa);
2. deve avere una massa sufficente a far sì che l'autogravità gli conferisca una forma sferica;
3. deve avere massa insufficente ad innescare la reazione di fusione nucleare all'interno del suo nucleo, in poche parole non deve essere una stella;
4. deve aver “fatto pulizia” lungo la sua orbita e nelle immediate vicinanze di essa;
Nel momento in cui cessa di essere valida una di queste caratteristiche non si può parlare di pianeta. In particolare se sono valide le prime tre e non la quarta si parla di pianeta nano.
In base a questo il 26 agosto 2006 i pianeti del sistema solare sono passati da nove a otto: Plutone è stato declassato a pianeta nano.
Oltre Plutone si conoscono Cerere, Eris, Haumea e Makemake.
Cerere è il più vicino al sole, scoperto il 1° Gennaio 1801 dall'astronomo Giuseppe Piazzi. Si trova nella fascia di asteroidi tra Marte e Giove, della quale è il corpo celeste più grande.
Plutone è stato scoperto nel 1930, inizialmente classificato come nono pianeta è stato poi declassato a pianeta nano nel 2006.
Haumea
Makemake
Eris è il più grande pianeta nano del sistema solare. È stato scoperto l'8 Gennaio 2005 da un gruppo di astronomi grazie allo studio di alcune fotografie scattate il 21 Ottobre 2003.